Factfulness: dieci ragioni per cui non capiamo il mondo.

Marco Pestrin
7 min readNov 18, 2020

Qui di seguito un riassunto del libro scritto da Hans Rosling

Nell’introduzione del libro vengono fatte 15 domande di attualità a scelta tripla. 15 domande su tematiche molto interessanti e profonde per vedere una persona che visione ha del mondo.

In media le persone rispondono correttamente a 2 domande. Le altre 13 le sbagliano. Da qui viene subito fatto un paragone tra gli umani e gli scimpanzè. Gli scimpanzè in genere ad un questionario del genere risponderebbero a caso, quindi hanno il 33% di azzeccare la risposta corretta. Percentuale più alta di un umano che si sofferma a pensare alla risposta.

Questo è una prova che le persone si riferiscono costantemente e intuitivamente alla propria visione della realtà quando ragionano o fanno ipotesi. Quindi se la concezione del mondo è errata per una persona lo saranno pure le sue supposizioni.

Da questa idea si aprono molti scenari. Viene coniato il termine Factfulness, che letteralmente significa: visione basata sui fatti. L’autore sostiene che questo approccio sulle cose aiuta a prendere decisioni migliori, riconoscere pericoli e possibilità concrete, ed evitare di stressarci per ragioni sbagliate. Cose da tenere in considerazioni in un periodo come quello che stiamo vivendo, ovvero con una pandemia mondiale che minaccia la nostra società (articolo scritto il 18 novembre 2020).

Da questa premessa il libro descrive sotto 10 punti alcuni istinti che noi tutti tendiamo ad avere. Questi istinti sono tutti collegati uno con l’altro. Vengono spiegati in un determinato ordine non tanto a mo’ di elenco, ma dal base al più avanzato poichè in ogni capitolo vengono sempre fatti dei riferimenti al capitolo precedente. Quindi, non essendo nettamente slegati SCONSIGLIO vivamente di leggerlo a spezzoni ma mantenere il filo del discorso.

Foto presa dal mio profilo Instagram. Seguimi su pestrinmarco

Istinto del divario

Nel primo capitolo l’autore spiega come tendiamo a suddividerci in società occidentale e non, in società ad alto reddito e basso reddito, in paesi in via di sviluppo e sviluppati ecc… E da qui nasce la domanda: E’ giusto suddividere la società così? Se si, quante categorie dovrebbero esserci?

Vengono concepite 4 diverse categorie in base al reddito annuo lordo espresso in dollari americani.

  • Fino ai 2000 dollari
  • Dai 2000 agli 8000 dollari
  • Dagli 8000 ai 32000 dollari
  • Sopra i 32000 dollari

Attualmente la maggior parte del mondo vive con un reddito medio. Ovvero con un range che va dai 3000 ai 24000 dollari. Ma non è sempre stato così.

Inizialmente si era tutti al primo livello. Solo 200 anni fa, per esempio, l’85% della popolazione si trovava nella fascia più bassa, ovvero fino ai 2000 dollari, anche nota come soglia di estrema povertà.

Oggi la stragrande maggioranza è spalmata nei livelli 2 e 3. Quindi li fuori ci sono circa 5 miliardi di potenziali consumatori che stanno migliorando le proprie condizioni di vita e vogliono acquistare shampoo, motociclette, assorbenti e smartphone.

E’ facile trascurarli se si è convinti che siano “poveri”. Le aziende e i filantropi di tutto il mondo potrebbero investire meglio se riescono a coprire bene questa enorme fetta di popolazione.

L’autore sostiene che noi umani abbiamo un marcato istinto drammatico per il pensiero binario e amiamo le dicotomie. Basta pensare che attualmente negli USA si imposta la soglia di povertà tra il terzo e il quarto livello.

Quando si è al quarto livello vediamo il terzo, il secondo e il primo tutti allo stesso modo, ovvero poveri. Ed è proprio qui che si perde il significato specifico della parola “povertà”.

Da questo momento in poi l’autore ci invita a pensare non più in maniera binaria ma in base al reddito delle persone. Con i breakpoint precedentemente citati.

Istinto della negatività

E’ facile essere consapevoli delle cose negative. E’ difficile rendersi conto di quelle positive. Nessuno pensa al progresso umano e ai miliardi di miglioramenti quotidiani che avvengono al mondo.

Perchè? Semplicemente perchè non riusciamo a vederli.

Nel 1997 il 42% della popolazione indiana e cinese viveva in estrema povertà. Nel 2017 è scesa al 12%. Questo dato significa che ci sono 270 milioni di poveri in meno in soli 20 anni. Nella stessa fascia temporale l’America latina è passata dal 14% al 4%. Altri 35 milioni di persone uscite da condizioni disastrose.

Miliardi di individui sono usciti dal primo livello per salire nei livelli 2 e 3 senza che la quarta categoria se ne accorgesse.

Pazzesco, vero? Questo è solo un esempio, perchè in questo capitolo vengono mostrati 16 grafici di cose terribili che stanno uscendo di scena e 16 grafici di cose buone in aumento.

E’ difficile vedere questi progressi internazionali guardando fuori dalla propria finestra. Questi progressi hanno luogo oltre il nostro orizzonte.

La maggior parte delle persone ha la sensazione che finchè le cose vanno male sia crudele dire il contrario. In questo capitolo viene spiegato che il grave e il migliorato possono coesistere.

Quando sentite parlare di qualcosa di terribile bisogna chiedersi: “se ci fosse stato un miglioramento altrettanto importante, ne avresti sentito parlare?” I cambiamenti positivi sono più diffusi ma non arrivano fino a noi. Siamo noi che dobbiamo andarli a cercare.

Istinto delle linee rette

Saper leggere i grafici per prevedere come continueranno in futuro.

Per capire un fenomeno dobbiamo comprendere la forma della sua curva. Dando per scontato di sapere come essa continua oltre ciò che vediamo, trarremo conclusioni errate e sceglieremo soluzioni inadatte.

In questo capitolo vengono spiegate le curve a S, le gobbe, gli scivoli e le linee di raddoppiamento.

Le linee rette risultano rare nonostante tendiamo a vedere tutti i dati legati tra di loro in maniera direttamente proporzionale.

Istinto della paura

Si tende a vedere ciò che si ha paura di vedere.

Si tende a non vedere ciò che si vuole vedere.

La paura è utile solo se diretta verso le cose giuste. Tale istinto è una pessima guida per la comprensione del mondo. Ci induce a puntare l’attenzione su improbabili pericoli che ci spaventano di più e a trascurare i rischi effettivi.

Istinto delle dimensioni

Il mondo non si può capire senza numeri, ma nemmeno con i soli numeri

I numeri singoli non hanno nessun valore. Vanno sempre confrontati con altre nazioni e con il loro storico.

Non tutti i numeri hanno lo stesso peso. Molti dati sono più significanti di altri. Lo conoscete il Principio di Pareto?

Nel 1950 i neonati morti entro il primo anno di nascita era pari al 15%. Nel 2016 era pari al 3%. Questa percezione con i dati presi singolarmente non l’avreste mai avuta. Per questo motivo bisogna evitare i valori assoluti, ma tenere sempre in considerazione i tassi tra gruppi e dimensioni differenti in quanto più significanti.

Istinto della generalizzazione

L’istinto del divario spacca il mondo in NOI e LORO. Quello della generalizzazione induce il NOI a pensare che LORO siano tutti uguali.

In realtà questa cosa può essere molto fuorviante, pertanto si dovrebbe sempre mettere in discussione le proprie idee.

Diffidate quando viene nominato “maggioranza” perchè significa più della metà, quindi dal 51% al 99%.

Istinto del destino

L’istinto di considerare le cose immutabili, di non aggiornare le conoscenze, ci rende ciechi alle rivoluzionarie trasformazioni sociali che si verificano intorno a noi.

Spesso le persone dicono “è la nostra cultura”, “è la vostra cultura” dando l’impressione che la situazione sia sempre stata così e che sarà sempre così.

Questo istinto ci impedisce di accettare che l’Africa possa mettersi al pari con l’Occidente.

Il mercato al consumo occidentale è solo un’anteprima di ciò che succederà in futuro

In realtà molte cose sembrano immutabili solo perchè il cambiamento si verifica lentamente. I cambiamenti piccoli e lenti si accumulano pian piano provocandone di grandi col tempo.

Istinto alla prospettiva singola

Onestamente questo è stato il capitolo che mi ha coinvolto meno degli altri. Nonostante ciò, l’autore ci invita ad essere curiosi verso le nuove informazioni discordanti e di parlare con le persone che mettono in dubbio le nostre teorie e non cercano solamente esempi che confermano la loro idea.

Oltre a questo, l’autore spiega un modo per riconoscere gli esperti di una determinata cosa perchè lo sono solamente in un determinato settore. Le competenze altrui hanno dei limiti.

Se dai ad un bambino un martello lui vedrà sempre chiodi ovunque. Diamogli una cassetta degli attrezzi e avrà una diversa prospettiva.

Istinto dell’accusa

Questa è una tematica più complessa delle altre perchè tocca un aspetto molto psicologico.

L’inclinazione a trovare un colpevole indebolisce la capacità di acquisire una vera comprensione sul mondo basata sui fatti. Ci piace credere che le cose succedono perchè qualcuno ha voluto farle succedere, quando in realtà bisogna accettare il fatto che le cose brutte possono succedere senza che nessuno lo voglia.

Tendiamo ad identificare “il cattivo” e poi smettere di ragionare.

In questo capitolo vengono difesi con esempi pratici le categorie più accusate: imprenditori, giornalisti, rifugiati e stranieri.

L’istinto dell’urgenza

Un istinto che va tenuto sotto controllo.

Prima dobbiamo capire se la cosa è veramente urgente, perchè raramente lo è.

Il ragionamento che tendiamo a fare è: “non perdiamo tempo ad analizzare, interveniamo subito”.

Vengono fatti esempi pratici sul cambiamento climatico e sulle pandemie globali come l’ebola.

Conclusioni finali

In conclusione vengono descritti consigli pratici da applicare nella vita quotidiana e con le altre persone.

Viene ripreso il concetto che dovremmo educare i figli verso l’umiltà e la curiosità.

  • Essere disposti a cambiare opinione quando si scoprono fatti nuovi. Accettare fatti non conformi alla nostra visione del mondo e provare a coglierne le implicazioni.
  • E’ rilassante essere umili perchè si può smettere di essere costretti ad avere un’idea su ogni cosa e a diffonderla a tutti i costi.

Viene inoltre ribadito che man mano il pianeta è cambiato. E’ mutato anche il bisogno di nuove conoscenze.

A volte la Factfulness, cioè la visione del mondo basati sui fatti, è frustrante ma veramente proficua.

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